“Janis Joplin mi graffiava le orecchie con quel “Piece of my heart” che non avrei mai voluto smettere di ascoltare, mentre le volute di fumo di un mezzo sigaro ormai agonizzante si alzavano dal posacenere a forma di gatto che aveva visto tempi migliori.
La puntina un po’ malmessa, a contatto con il vinile inspiegabilmente ondulato, non faceva che amplificare il graffio, ma per età, o formazione, o ignavia, non mi sentivo affatto adeguato ad apprezzare i marchingegni digitali, e soprattutto ad uscire dalle abitudini consolidate. Poche, sporche, antiche e certe: il giradischi, le ciabatte al rientro in casa, il caffè con la moka, il latte a breve scadenza, tanto per dire…”IN QUESTA PAGINA:
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PRESENTAZIONE
ISBN Libro: 9788892373150
Edizione: 3
Anno pubblicazione: 2020
Formato: 14,5×22
Foliazione: 196
Copertina: morbida
Interno: colore
€ 24,00
Dietro un titolo dal sapore vagamente hemingwayano, si nasconde il seguito ideale di quel “Dietwald e gli altri” (2012) che è stato il mio esordio editoriale.
Torna il tema della crisi creativa e dello spaesamento dell’Uomo/Creatore, messo nero su bianco recuperando la forma del Racconto Fantastico (oh, mon amour!) alla quale ho voluto dare nuova fisionomia inserendo storie slegate tra loro all’interno di un contenitore più articolato fatto di apparenze tra le quali, con un po’ di buona volontà, possiamo riconoscere un’Italia dei giorni nostri (ma questo non è importante), una storia di amori variamente assortiti ed intrecciati (i veri protagonisti del libro), una narrazione presumibilmente autobiografica costellata dal consueto, divertito e libertario utilizzo di parole, punteggiatura e neologismi.
Storie, talvolta, tutt’altro che leggere, sulle quali si adagiano veli nebbiosi di realtà ad offuscare – naturalmente senza cancellarli – i colori della pura fantasia. Come in “Walterebasta”, sui drammi dell’infanzia negata, o in “Attenti al treno!”, sulla tragedia del femminicidio. O, ancora, in “Totenkopf”, nella quale metto a nudo una delle mie personali e più angoscianti fobie.
In un’altra occasione (“eCard, maledetta eCard”) mi sono cimentato, invece, nella narrazione di un fatto reale – una di quelle realtà che superano la fantasia – pur concedendomi alcune “licenze” allo scopo di rendere più appetibile e fluida la dinamica del racconto.
Storie altalenanti tra la fiaba e il gotico, tra il fantasy ed il grottesco, tra il nonsense e l’horror, scritte cercando di seguire gli insegnamenti dei miei soliti – inconsapevoli – “maestri” (da Edgard Allan Poe a Italo Calvino, dai fratelli Grimm a Tiziano Sclavi, da Howard Philips Lovecraft a Franz Kafka e Dino Buzzati, fino a Joe R. Lansdale) che non posso fare a meno di ringraziare ancora, e ancora e ancora…
Un solo appunto riguardante le immagini a corredo di questa edizione, con le quali ho sostituito quelle della prima che ne erano state “muse ispiratrici”.
Mi sono concesso qui un modus operandi più classico, scegliendo le fotografie sulla base dei contenuti già scritti, un po’ come nei libri della nostra infanzia… magari con le dovute differenze espressive, ma sempre con attenzione agli intrecci tra “apparenze”, letterarie e grafiche, rinforzate in questo caso dalla ricerca tra i miei archivi di astratto, minimal e conceptual.
Il libro ha conquistato la Menzione d’Onore al
COSA PENSANO DI “QZERTY”
Come in una giostra affascinante
Un romanzo che spicca per originalità e dal titolo misterioso, ma pensandoci un attimo si può comprendere cosa sia, un piccolo enigma in partenza da parte dell’autore!
Addio alla QZERTY è un’antologia di racconti legati tra loro dal filo conduttore dell’alfabeto, precisamente da una particolare combinazione di lettere.
Raffaele Corte dimostra inventiva e ironia già nel primo capitolo della narrazione, che serve da introduzione e spiegazione sia del titolo che di ciò che leggeremo in seguito.
Protagonista uno scrittore con la sindrome da “pagina bianca”, spinto al cambiamento da un sogno fino ad una ritrovata creatività. Questa la trama in breve.
Nel romanzo troviamo una struttura a doppio filone narrativo. Da una parte la vita del protagonista, dall’altra in alternanza, i racconti dove trovano ragion d’essere le sue “creature”, gli scritti ispirati dalle prime lettere della tastiera del PC, QWERTY, che hanno dato una piccola ma sostanziale innovazione a quelle dell’obsoleta macchina da scrivere, QZERTY appunto.
Un ritmo sempre ben scandito accompagna il lettore in un’esperienza divertente e profonda, a volte spensierata, altre riflessiva. Vari gli argomenti dei racconti dove le trame non si intersecano tra loro, come i generi che cambiano passando dal fantasy al gotico, fino al giallo, innescando la curiosità di scoprire cosa tratterà la nuova narrazione. I capitoli incentrati sullo scrittore, invece, procedono con linearità, in evoluzione, dando l’idea dello scorrere del tempo e del cambiamento in atto nella sua quotidianità, riflesso della modificazione dei tasti, rendendo più stretto il rapporto col titolo.
La sensazione che si ha è quella di passare dalla realtà al sogno, così come passiamo dalla vita vera a quella narrata, in una giostra affascinante.
Addio alla QZERTY è una sorpresa, un romanzo che rivela la cultura dell’autore e la sua bravura nel comunicare col lettore, creando una lettura immediata, piacevole ed intrigante.
Consigliato a tutti coloro che amano essere stupiti dai libri, che sanno andare oltre le parole, seguendo il filo nero dell’inchiostro fino al suo significato più profondo.
Tatiana Vanini (su “Librierecensioni.com”)
Blues, immagini ed altre emozioni
Esistono emozioni ed emozioni, suscitate da esperienze di vita, dalla visione di un film, dall’ascolto di un brano musicale, dalla lettura di un libro. Brividi di empatia o simpatia, di coinvolgimento, di freddo, paura, sgomento, autoanalisi.
In questo bel testo, costruito con la solita capacità dell’Autore di spiazzare il lettore e di stupirlo con trovate tanto originali quanto ardite (e “pericolose” dal punto di vista commerciale), ritroviamo tutta, o quasi, la rosa possibile di brividi e di emozioni.
I racconti sono scarni, essenziali, confezionati quasi “di pancia”, come se la Fantasia tanto evocata dallo scrittore fosse solamente il telo retroilluminato sul quale si proiettano le ombre di esperienze (e fobie, come egli stesso ammette nelle sue “considerazioni d’Autore”) assolutamente tangibili e reali.
Traspare da essi l’amore per l’Arte (in due occasioni), la visione coinvolta ed angosciata di problemi che, purtroppo, di fantasioso hanno ben poco (gli abusi sui minori, il femminicidio, la ferrea stretta della burocrazia) e l’eterno dilemma che pur senza scomodare Stevenson o Pirandello ci porta a ragionare sulla doppiezza dell’essere umano.
Tutto questo narrato con la fluidità, l’ironia e la passione per il paradosso alla quale siamo stati già abituati nei precedenti lavori “Dietwald e gli altri” (dal quale si riprende anche la tecnica di narrazione ispirata da immagini fotografiche) e “Fantasmi in condominio”.
Tutto questo, ancora, inserito in un racconto più lungo nel quale si intrecciano angoscia, amore, sogno, musica, forse magia, certamente mistero, riferimenti storici, letterari, semiologici e, grazie al Cielo!, lieto fine.
Non è possibile stilare una classifica tentando di stabilire quale dei racconti sia il migliore, tanto diversi sono gli spunti ed i modi di raccontarli.
Personalmente, però, mentirei se non ammettessi il risalire di forti brividi per la schiena nel leggere “Walterebasta”, trovandomi io stessa “sommersa ed inghiottita da quei fiumi di dolore mai immaginati”.
Dunque un libro certamente da leggere (e da vedere), magari facendo andare del buon blues come sottofondo.
31 ottobre 2017 – Carla Di Russo
Un libro estremamente interessante
Un libro estremamente interessante, ricco di immagini e di fantasia.
L’autore presenta al pubblico delle storie diverse, tutte con un unico filo conduttore, che incantano e stupiscono.
Fantasia e immaginazione si fondono con personaggi, luoghi e situazioni creando un’esperienza unica nel suo genere.
Le immagini sono straordinarie, riescono a completare un lavoro letterario già fatto molto bene.
Un libro sicuramente complesso e ben strutturato che dimostra le capacità dell’autore .
Mi è piaciuto molto e lo consiglio.
02 novembre 2017 – Nadia Veltri
Addio alla QZERTY
“Addio alla QZERTY” di Raffaele Corte è una raccolta di novelle inserite, come nelle migliori tradizioni letterarie, in una cornice.
Questa non è costituita dalla peste a Firenze o dalle sventure amorose del re di Persia ma dalla vicenda (autobiografica?) di uno scrittore, in guerra con l’ispirazione, che scopre l’informatica e la scrittura digitale.
La scoperta della modernità – ma anche l’utilizzo di un vecchio, tradizionalissimo libro – riusciranno a risolvere i suoi problemi creativi ed esistenziali.
Le novelle, in numero di 6 come le lettere che costituiscono l’inizialmente misteriosa parola QZERTY, spaziano per tematiche disparate, tutte caratterizzate, però, da un’atmosfera che si potrebbe definire alla “Twilight zone”, per utilizzare il titolo di una serie – fortunata almeno per noi ragazzi di allora – televisiva degli anni ’60 che fu tradotta in italiano col titolo “Ai confini della realtà”. In essa il surreale veniva utilizzato per ampliare, deformare, aprire nuovi punti di vista sulla realtà di tutti i giorni, che può essere costituita dalla figura di un writer che si esprime nel dipingere e dare la propria impronta agli spazi urbani, o di una ragazza in fuga dalla propria prigionia di vita per un luogo che non esiste.
Quali le scelte stilistiche dell’autore?
Sia per quanto riguarda il lessico che lo svolgersi del racconto Il libro sembra richiamare il modo di scrivere di P.G. Wodehouse. Un’ironia sottile e bonaria avvolge i personaggi e, soprattutto, lo stesso protagonista narrante, conducendolo da un’esistenza molto vicina a quella di un barbone ad una famiglia radiosa e felice.
08 novembre 2017 – Salvatore Ciccarello
A wonderful book
This was a wonderful book. I would put it somewhere between the Freakonomics books and the books by Malcolm Gladwell.
It’s full of many interesting results from his research on behavioral economics, which is a topic that I’m less familiar with. Basically, the point of the book was to point out situations where people tend not to act as rationally as they could in order to help them make better decisions.
I thought a great illustration of this was the instance where people had three papers due in a semester, and depending on their cohort, were either allowed or not allowed to determine the due dates (and hence ensure that they wouldn’t all be due at the same time).
With the knowledge of your own shortcomings, you are better able to anticipate them and act accordingly!
While not quite as engaging as Gladwell, it’s a very readable book. His style is essentially to give an in-depth example of one person, and then expand the discussion to the entire sample.
Stefan Lungu (Saint-Remy, France)
VIDEO PROMOZIONALI
Le interviste di lancio
Il promo
Le immagini di “Addio alla QZERTY”